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Il Perpetuo Sconcerto Per La Realtà In Cui Mi Sveglio Ogni Giorno

by Tormental

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1.
2.
Derubato della luce della speranza annego nella folle utopia nell'inferno di cemento. illudendomi che questa vita mi appartenga affondo le mie radici nell'unica certezza che può distruggere le mie domande: la mia ignoranza. cieco, al buio, accecante della mia solitudine, incido inutilmente ogni mia traccia, perchè un giorno possa far sentire meno solo qualcuno. mi pento delle mie scelte, di continuare a lottare solo contro me stesso.
3.
sento voci che sospirano quando tutto intorno tace sento i brividi della terra che mi chiama a sè aprendosi sotto di me sento il lamento del tempo stanco di respirare sul mio collo vuole raggiungermi per lasciarmi indietro per allontanarsi sempre più lasciandomi solo. solo, respirando la polvere che costantemente si sgretola dal mio corpo, in una inutile pioggia di stanche membra intorpidite. solo a nutrirmi dell'unica certezza del caos attorno a me: la confusione. abbagliato da ciò a cui i miei pensieri hanno dato vita: il delirio. vivo nella morte dei sensi e della percezione. e quando riapro i miei pensieri accartocciati nell'ombra di un freddo angolo in cui mi rifugio dall'ansia che sta bruciando la mia vita, li trovo illeggibili, insensati, denigratori, pericolosi... finchè il prossimo lampo di lucidità li trasforma in sete di me stesso in rabbia repressa nei miei confronti e devo fuggire via da me stesso di nuovo... devo scappare dall'ansia di vivere... ma non c'è spazio in cui mi senta al sicuro, perchè sono io il mio più grande pericolo... sono il nemico di me stesso e mi nutro della mia stessa ansia... e allora mi rinchiudo tutte le sere nella mia cella, gettando via la chiave dove mai potrò arrivare per riaprirla. e allora il tempo si ferma e il caos smette di urlarmi attorno e avverto che il cerchio non quadra manca qualcosa nel silenzio che diventa l'ultimo scenario che vedo attorno.. manca il rumore secco della fine che spezza ogni percezione definitivamente e che vorrei impedisse al nuovo giorno che accade di forzare la mia cella... vorrei che smettessi di trovarla aperta al mattino, quando muoiono le certezze e ricomincio a fuggire dalla voce che mi soffia sul collo... interminabile continuo è il mio tormento, la voce che sussurra è il lamento del tempo...
4.
Chiedersi, in mezzo alla folla, se la felicità non sia altro che donarsi in sacrificio sull'altare del sentimento per un essere solo. Osare e perdersi, bestiali, puri istinti sbattono davanti all'evidente necessità il silenzio di pensieri che non possono diventare parole, dell'annullamento incondizionato Scontro, Illusione, depressione siamo pronti per la disumanizzazione? persi, senso di vuoto che strangola senza speranza. niente. Niente niente Tanto più mi avvicino a ciò che sono dentro, quanto più il mondo che mi circonda si dissolve. I sentimenti, come coltelli, strappano via la superficie. Nervi scoperti. Le paure come unica giustificazione dell'indolenza, essere passivi rispetto a sè stessi. Mordo il mio braccio, per ricordare di essere vivo, comprovando un'esistenza pesante, inerte. Ma è un bruciare senza fiamme il bisogno di nascondersi nel fondo per trovare un motivo d'esistenza, sordo, doloroso, ed io, io non bramo che il silenzio, il silenzio di pensieri che non possono diventare parole, dell'annullamento incondizionato che mi risparmi questa voglia di ridurre ogni parte di me in brandelli, affinchè possa uscire da questo cerchio che infiamma il respiro di un odio amaro e rassegnato. Non rimane che carne logora in attesa di un giorno senza domani. non mi resta nient'altro che il tormento.
5.
è la pena di sè stessi che uccide le domande. chiunque nasce schiavo della paura, ma solo chi arriva a provar pena di sè si abitua al terrore. non resta che squartare se stessi osservare il proprio corpo sventrato, grondante di bollente e ferreo piacere incontrollabile e selvaggio. il dolore distoglie dalla catatonica sensazione di piacere... risvegliarsi nelle proprie membra agonizzanti tra stralci di pelle logora... rotolando a terra e scavando a mani nude nella sabbia... milioni di bestie si aggirano depredando il mio grembo putrescente, aspettando di farne parte. ...e stringendo il niente nel cuore abbandono le mie carni decomposte lasciando rosse scie gelatinose... non resta più nient'altro che questi pensieri, freddi come la pietra, che non lasciano respirare. solo il grido di questa mente disturbata. non c'è luce (o ce n'è troppa) nei lenti giorni che scandiscono il tempo di ciò posso soltanto chiamare agonia.
6.
Attraverso il rovo della realtà accecato dal rifiuto di ciò che è stato. Lascio che le spine lacerino la mia carne per nuotare attraverso litri di mio inutile sangue e regalare i miei resti a questa terra. Rifiuto ciò che sarà, avvelenato da una nebbia di false speranze, annego per sempre i miei sogni nella notte eterna. Bramo la mia fine contando le gocce del mio disgusto dissolversi nella terra... Diventeranno parte vitale dell'immortale vizio suicida del continuo rigenerarsi della vita.

credits

released November 11, 2012

Written, composed and recorded between November 2010 and November 2012 in SFR Studio.

Adam Van Maledict: Guitars, Synth, Organ, Noises, Backing Vocals, Photography, Mixing & Mastering
ky: Vocals, Bass, Noises, Bowed Bass
Monuvir Dilavid: Drums

Music by ky and Adam Van Maledict.
Lyrics by ky, Adam Van Maledict and Calliope.
Artwork by Adam Van Maledict and Calliope.
Logo By Milo Angeloni.

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