1. |
I. Incubo: Tormental
06:39
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2. |
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Derubato della luce della speranza
annego nella folle utopia
nell'inferno di cemento.
illudendomi che questa vita mi appartenga
affondo le mie radici nell'unica certezza
che può distruggere le mie domande: la mia ignoranza.
cieco, al buio,
accecante della mia solitudine,
incido inutilmente ogni mia traccia,
perchè un giorno possa far sentire meno solo qualcuno.
mi pento delle mie scelte,
di continuare a lottare
solo contro me stesso.
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3. |
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sento voci che sospirano
quando tutto intorno tace
sento i brividi della terra
che mi chiama a sè aprendosi sotto di me
sento il lamento del tempo
stanco di respirare sul mio collo
vuole raggiungermi per lasciarmi indietro
per allontanarsi sempre più lasciandomi solo.
solo,
respirando la polvere
che costantemente si sgretola dal mio corpo,
in una inutile pioggia di stanche membra intorpidite.
solo a nutrirmi dell'unica certezza del caos attorno a me: la confusione.
abbagliato da ciò a cui i miei pensieri hanno dato vita: il delirio.
vivo nella morte dei sensi e della percezione.
e quando riapro i miei pensieri accartocciati nell'ombra di un freddo angolo
in cui mi rifugio dall'ansia che sta bruciando la mia vita,
li trovo illeggibili, insensati, denigratori, pericolosi...
finchè il prossimo lampo di lucidità
li trasforma in sete di me stesso
in rabbia repressa nei miei confronti
e devo fuggire via da me stesso di nuovo...
devo scappare dall'ansia di vivere...
ma non c'è spazio in cui mi senta al sicuro,
perchè sono io il mio più grande pericolo...
sono il nemico di me stesso
e mi nutro della mia stessa ansia...
e allora mi rinchiudo tutte le sere nella mia cella,
gettando via la chiave dove mai potrò arrivare per riaprirla. e allora il tempo si ferma
e il caos smette di urlarmi attorno e avverto che il cerchio non quadra
manca qualcosa nel silenzio che diventa l'ultimo scenario che vedo attorno..
manca il rumore secco della fine che spezza ogni percezione definitivamente
e che vorrei impedisse al nuovo giorno che accade di forzare la mia cella...
vorrei che smettessi di trovarla aperta al mattino,
quando muoiono le certezze
e ricomincio a fuggire dalla voce che mi soffia sul collo...
interminabile continuo è il mio tormento,
la voce che sussurra è il lamento del tempo...
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4. |
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Chiedersi, in mezzo alla folla,
se la felicità non sia altro che
donarsi in sacrificio sull'altare del sentimento
per un essere solo.
Osare e perdersi,
bestiali, puri istinti
sbattono davanti all'evidente necessità
il silenzio di pensieri che non possono diventare parole,
dell'annullamento incondizionato
Scontro,
Illusione,
depressione
siamo pronti per la disumanizzazione?
persi,
senso di vuoto
che strangola
senza speranza.
niente.
Niente
niente
Tanto più mi avvicino
a ciò che sono dentro,
quanto più il mondo
che mi circonda si dissolve.
I sentimenti,
come coltelli,
strappano via
la superficie.
Nervi scoperti.
Le paure
come unica giustificazione
dell'indolenza,
essere passivi
rispetto a sè stessi.
Mordo il mio braccio,
per ricordare di essere vivo,
comprovando un'esistenza pesante,
inerte.
Ma è un bruciare senza fiamme
il bisogno di nascondersi nel fondo
per trovare un motivo d'esistenza,
sordo, doloroso,
ed io,
io non bramo che il silenzio,
il silenzio di pensieri che non possono diventare parole,
dell'annullamento incondizionato
che mi risparmi questa voglia di ridurre ogni parte di me in brandelli,
affinchè possa uscire da questo cerchio
che infiamma il respiro di un odio amaro e rassegnato.
Non rimane che carne logora in attesa di un giorno senza domani.
non mi resta nient'altro che il tormento.
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5. |
V. La Fine: Il Vuoto
06:47
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è la pena di sè stessi
che uccide le domande.
chiunque nasce schiavo della paura,
ma solo chi arriva a provar pena di sè
si abitua al terrore.
non resta che squartare se stessi
osservare il proprio corpo sventrato,
grondante di bollente e ferreo piacere
incontrollabile e selvaggio.
il dolore distoglie
dalla catatonica sensazione di piacere...
risvegliarsi nelle proprie membra agonizzanti
tra stralci di pelle logora...
rotolando a terra
e scavando a mani nude nella sabbia...
milioni di bestie si aggirano
depredando il mio grembo putrescente,
aspettando di farne parte.
...e stringendo il niente nel cuore
abbandono le mie carni decomposte
lasciando rosse scie gelatinose...
non resta più nient'altro che questi pensieri,
freddi come la pietra, che non lasciano respirare.
solo il grido di questa mente disturbata.
non c'è luce (o ce n'è troppa) nei lenti giorni
che scandiscono il tempo di ciò
posso soltanto chiamare agonia.
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6. |
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Attraverso il rovo della realtà
accecato dal rifiuto di ciò che è stato.
Lascio che le spine lacerino la mia carne
per nuotare attraverso litri di mio inutile sangue
e regalare i miei resti a questa terra.
Rifiuto ciò che sarà,
avvelenato da una nebbia di false speranze,
annego per sempre i miei sogni nella notte eterna.
Bramo la mia fine
contando le gocce del mio disgusto dissolversi nella terra...
Diventeranno parte vitale dell'immortale vizio suicida del continuo rigenerarsi della vita.
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